Patologie reumatiche
DAVIDE GHIARA - LUNEDÌ 2 DICEMBRE 2019
#AUTOIMMUNITÀ

“Sclerodermia: identificata una molecola chiave nello sviluppo della malattia.” Così titolava un articolo apparso sul sito ufficiale del San. Raffaele.

https://www.hsr.it/press-releases/sclerodermia-identificata-una-molecola-chiave-nello-sviluppo-della-malattia/

La sclerosi sistemica è una patologia cronica a eziologia sconosciuta in cui la contemporanea presenza di anomalie del sistema immunitario e di alterazioni del distretto vascolare porta al progressivo sviluppo di fibrosi. Le manifestazioni cliniche della patologia sono, da una parte, l’espressione della sofferenza e del rimodellamento vascolare e dall’altra la conseguenza della sostituzione dei tessuti fisiologici con tessuto connettivo, privo delle normali caratteristiche di elasticità e funzionalità d’organo. Della prima categoria fanno parte il fenomeno di Raynaud, le teleangectasie, l’ipertensione polmonare, la crisi renale sclerodermica, le ulcere puntali e in parte la disfunzioni del tratto gastroenterico. La sostituzione fibrotica è invece responsabile delle manifestazioni di sclerosi cutanea, di interstiziopatia polmonare e fibrosi del tessuto cardiaco e intestinale.

https://www.sclerodermia.net/che-cos%C3%A8-la-sclerodermia

Nel mese di luglio 2018 è stato uno studio pubblicato su “Science Translational Medicine” identifica per la prima volta il ruolo chiave di una singola molecola nel coordinare l’aggressione del sistema immunitario verso i tessuti dell’organismo. La molecola, chiamata HMGB1, viene rilasciata nel sangue dalle piastrine, modifica il metabolismo e la funzione di alcune cellule del sistema immunitario, portando al danno cronico dei piccoli vasi e alla fibrosi. Questo meccanismo potrebbe diventare – se studi futuri lo confermeranno – il primo target terapeutico per combattere la malattia. A firmare la scoperta è un gruppo di ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele – una delle 18 strutture d’eccellenza del Gruppo San Donato – e dell’Università Vita-Salute San Raffaele, guidati da Angelo Manfredi, a capo dell’unità di Autoimmunità e infiammazione vascolare. La ricerca è stata possibile grazie al sostegno dell’Associazione Italiana Lotta alla Sclerodermia.

Come prima cosa riporto qui integralmente la parte dell’articolo pubblicato sul sito ufficiale del San.Raffale che mostrava perché questa proteina risulta essere importante nell’evolversi della patologia.

“Il lavoro appena pubblicato potrebbe cambiare le cose. Il gruppo di ricercatori è riuscito infatti a identificare il ruolo di una singola molecola nell’ avviare alcuni dei meccanismi chiave della patologia. Gli scienziati hanno scoperto che nei pazienti con sclerodermia, il sangue è ricco di micro-particelle che esprimono sulla superficie una proteina chiamata HMGB1. Queste micro-particelle vengono espulse e messe in circolo dalle piastrine, che infatti risultano contenere al loro interno meno HMGB1 rispetto alle persone sane. “Come abbiamo dimostrato sia in vitro che in un modello animale della malattia, è sufficiente la presenza delle micro-particelle che esprimono questa proteina, raccolte da campioni di sangue dei pazienti, per attivare il sistema immunitario, in particolare i neutrofili, in modo patologico”, spiega Norma Maugeri, prima firma del lavoro. I neutrofili iniziano a rilasciare al loro esterno il contenuto del nucleo – DNA compreso – con effetti infiammatori sui tessuti circostanti, che ne risultano danneggiati. Non solo, ma i neutrofili attivati da HMGB1 diventano anche ‘immortali’, nel senso che rifiutano i segnali di soppressione che normalmente si attivano a fronte di comportamenti anomali. Parallelamente al danneggiamento dei tessuti, HMGB1 ne promuove la rigenerazione, che se non propriamente controllata può dare origine al fenomeno di fibrosi. Il duplice ruolo – infiammatorio e rigenerativo – di questa proteina era del resto già noto, grazie al lavoro pionieristico di un altro gruppo di ricerca del San Raffaele, quello guidato da Marco Emilio Bianchi, tra i coautori dello studio appena pubblicato. “Future ricerche dovranno confermare ed espandere questi risultati, ma abbiamo ragione di ipotizzare che la presenza fuori dalle cellule di quantità eccessive di HMGB1 possa essere la prima responsabile del danneggiamento dei vasi e della fibrosi dei tessuti connettivi, e quindi dell’innesco della malattia”, afferma Angelo Manfredi. Se ciò è vero, questa molecola potrebbe diventare in futuro un target terapeutico per la sclerodermia: interferendo con il suo rilascio in circolo da parte delle piastrine o rimuovendola dal sangue dei pazienti, potremo forse sperare di interferire con l’evoluzione della malattia.”

In poche parole i ricercatori sono piuttosto convinti che, questa proteina che in condizioni normali come nel caso di un taglio dovrebbe semplicemente favorire la rigenerazione del tessuto, nel caso degli sclerodermici invece viene prodotta in maniera anomala e incontrollata. E’ utile sapere che questa proteina non è solo coinvolta nella sclerosi sistemica ma anche in altre patologie autoimmuni infatti è studiata da più di 40 anni il ruolo pro-infiammatorio di HMGB1 è ormai consolidato ed è stato associato a diverse malattie, tra cui lupus, artrite reumatoide, aterosclerosi.

Il Dipartimento di Reumatologia e Immunologia Clinica, University Medical Center, Università di Groningen nei Paesi Bassi nel 2010 diceva chiaramente che questa proteina è studiata in modo approfondito nelle malattie autoimmuni. Inoltre, livelli elevati di HMGB1 sono stati rilevati nel siero di pazienti affetti da Lupus eritematoso sistemico e l'aumentata espressione di HMGB1 è stata dimostrata nelle lesioni cutanee dei pazienti con lupus.

Detto questo, è utile anche sapere che l'espressione e il rilascio di HMGB1 da parte del tessuto adiposo degli umani è alterato da condizioni infiammatorie come quelle imposte dall'obesità e dall'insulino-resistenza. I dati rivelano un nuovo ruolo per HMGB1 come fattore stimolante della secrezione di insulina delle cellule β-pancreatiche.

Questa proteina è quindi coinvolta oltre che nelle patologie autoimmuni nell’obesità e insulino-resitenza.

Ma la domanda cruciale è: cosa favorisce una produzione anomala di questa proteina?

Lascio a questo punto la parola ad una ricerca fatta sui malati di patologie coronariche e diabetici:

“High mobility group box 1 protein (HMGB1) è risultato significativamente aumentato nella malattia coronarica (CAD) con diabete mellito di tipo 2 (T2DM). Questo studio ha indagato il rapporto tra il livello medio di glucosio nel sangue e il livello di HMGB1 nei pazienti con CAD e T2DM. L' aumento dei livelli di glucosio nel sangue possono contribuire ad un aumento dei livelli di HMGB1”

Eccoci al punto in questione: il glucosio nel sangue favorisce l’aumento di questa proteina altamente infiammatoria.

Quindi non c’è da stupirsi se i malati di autoimmunità e quindi anche sclerodermici vedono in moltissimi casi miglioramenti importanti eliminando dalla loro alimentazione i cibi che contengono zuccheri come cereali, dolci, latte, legumi e anche la frutta che come ben sappiamo hanno il potere di alzare al glicemia.

Tutto questo conferma che la dieta chetogenica è il mezzo per abbassare i livelli infiammatori, risolvendo allo stesso tempo anche l’eventuale presenza di insulino-resistenza.

RIFERIMENTI

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/20546955/

http://stm.sciencemag.org/content/10/451/eaao3089

http://scienzaericerca.unisr.it/2018/07/08/3s-hmgb1-la-proteina-che-accelera-la-rigenerazione-dei-tessuti/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/24910558/?i=3&from=/28101517/related

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/24577317/?fbclid=IwAR2odqQbD24QMvR7cHcSIiDPX53Tiea-1kgV_iRVcDppde1dMbvOMlbpEaM

http://www.tecnomedicina.it/identificata-una-molecola-chiave-nello-sviluppo-della-sclerodermia/?fbclid=IwAR1uZOWKxSHFa9-DgbVRFQRriiE1tZBLSMR0b5Qd_cjyjPst4ocfZ-UELKE

http://www.cardiolink.it/index.php?option=com_content&view=article&id=12020&catid=907%3Acomplete&Itemid=1&fbclid=IwAR18nwuq1W5d2xMWP6YfqvReoErxCSjVGZP1sux7ZavD5RG3z7eR6teDrSM